Tuscania trovate la presenza di strutture sepolcrali ipogeiche


Il 24 Giugno  ultimo scorso si è tenuta a Viterbo una conferenza stampa informativa a cura del Comitato Salute e Ambiente, in cui i relatori Pasquale Marino e Carlo Leoni hanno argomentato riguardo la presenza di evidenze archeologiche in Pian di Vico, comune di Tuscania.
L’area in questione è interessata da un vasto progetto per l’installazione di un impianto fotovoltaico a terra di circa 245 ettari (https://carloleoni16.blogspot.com/2019/04/novita-ricorso-tar-impianto.html )  destinato a sconvolgere l’assetto paesaggistico della zona.
Verrebbero compromesse per sempre alcuni reperti archeologici presenti nell’area, fin ora poco presi in considerazione.

Dal punto di vista storico materiale la situazione dell’area è stata illustrata come segue:

“I due attuali centri di Tuscania e Canino erano collegati da un antico percorso, risalente certamente ad epoca protostorica. Tale percorso, trova strutturazione in epoca romana nella via Clodia. Normalmente per questa strada è accettata la datazione al 225 a.C., come via pubblica in parte lastricata.
In realtà il reale percorso della Clodia in questo tratto è sempre rimasto oggetto di ipotesi. Queste ultime mai suffragate da ricerche specifiche. Mancano a tale proposito i necessari studi di ricognizione archeologica.
Tuttavia elementi significativi presenti sul terreno, adeguatamente analizzati, permettono di ipotizzare con buona approssimazione, lo svilupparsi di questo significativo asse viario; o almeno, permettono di individuarne il suo sviluppo in un determinato momento.

In particolare l’intero pianoro di Pian di Vico, nel comune di Tuscania, mostra tracce e reperti archeologici, che se adeguatamente analizzati tra di loro e se confrontati con la cartografia storica, possono permettere di ipotizzare la presenza del percorso di un asse viario, di una certa importanza, posto in senso Est/Ovest. Si tratta di resti di tagliate, posti in perfetta corrispondenza tra due lati di corsi d’acqua e in un caso il punto di confluenza sul corso d’acqua è segnato dai resti di un ponte in muratura. Le tagliate a loro volta sono coincidenti con antichi percorsi segnati su cartografia storica.
L’analisi diretta dell’area ha permesso di individuare in adiacenza di tali percorsi la presenza di strutture sepolcrali ipogeiche, poste come consuetudine lungo gli assi viari.




E’ stato possibile identificare altre strutture sepolcrali totalmente interrate; riconoscibili a seguito di crolli (“sprofondamenti”) dei piani di coltivazione attuali. Inoltre sono stati riscontrati “basoli” in materiale tufaceo, con tracce di scorrimenti di carri, aree di spargimento di materiale fittile di ampia estensione. Blocchi di tufo lavorati.
Tutto lascerebbe ipotizzare la presenza di un piccolo insediamento di epoca antica, sorto lungo la Clodia (Vicus, da cui l’attuale toponimo di Vico, Pian di Vico), proprio sulla sommità del pianoro.
 In questo punto, l’asse viario identificato, si incrocia a sua volta con un altro posto in senso Nord/Sud, come si può notare dalle evidenze cartografiche anche di origine satellitare e da elementi presenti sul terreno.
Attualmente utilizzato per scopi agricoli, ma interessato da un vasto progetto per l’installazione di un impianto fotovoltaico. Quindi l’area è destinata ad un cambio di uso del suolo.
La realizzazione di questo progetto, implicherebbe la distruzione delle tracce identificate e non documentate scientificamente. Inoltre si verrebbe a compromettere la “continuità paesaggistica”  lungo il tracciato della Clodia. Continuità che al momento è presente e pienamente ricostruibile, difatti i due attuali centri di Tuscania e Canino erano collegati da un antico percorso, risalente certamente ad epoca protostorica. Tale percorso, trova strutturazione in epoca romana nella via Clodia. Normalmente per questa strada è accettata la datazione al 225 a.C., come via pubblica in parte lastricata.
In realtà il reale percorso della Clodia in questo tratto è sempre rimasto oggetto di ipotesi. Queste ultime mai suffragate da ricerche specifiche. Mancano a tale proposito i necessari studi di ricognizione archeologica.
Tuttavia elementi significativi presenti sul terreno, adeguatamente analizzati, permettono di ipotizzare con buona approssimazione, lo svilupparsi di questo significativo asse viario; O almeno, permettono di individuarne il suo sviluppo in un determinato momento.

In particolare l’intero pianoro di Pian di Vico, nel comune di Tuscania, mostra tracce e reperti archeologici, che se adeguatamente analizzati tra di loro e se confrontati con la cartografia storica, possono permettere di ipotizzare la presenza del percorso di un asse viario, di una certa importanza, posto in senso Est/Ovest. Si tratta di resti di tagliate, posti in perfetta corrispondenza tra due lati di corsi d’acqua e in un caso il punto di confluenza sul corso d’acqua è segnato dai resti di un ponte in muratura.
Le tagliate a loro volta sono coincidenti con antichi percorsi segnati su cartografia storica.i percorsi la presenza di strutture sepolcrali E’ stato possibile identificare altre strutture sepolcrali totalmente interrate; riconoscibili a seguito di crolli (“sprofondamenti”) dei piani di coltivazione attuali.



Inoltre sono stati riscontrati “basoli” in materiale tufaceo, con tracce di scorrimenti di carri, aree di spargimento di materiale fittile di ampia estensione. Blocchi di tufo lavorati.
Tutto lascerebbe ipotizzare la presenza di un piccolo insediamento di epoca antica, sorto lungo la Clodia (Vicus, da cui l’attuale toponimo di Vico, Pian di Vico), proprio sulla sommità del pianoro.
 In questo punto, l’asse viario identificato, si incrocia a sua volta con un altro posto in senso Nord/Sud, come si può notare dalle evidenze cartografiche anche di origine satellitare e da elementi presenti sul terreno utilizzato per scopi agricoli, ma interessato da un vasto progetto per l’installazione di un impianto fotovoltaico.
Quindi l’area è destinata ad un cambio di uso del suolo. La realizzazione di questo progetto, implicherebbe la distruzione delle tracce identificate e non documentate scientificamente. Inoltre si verrebbe a compromettere la“continuità paesaggistica” lungo il tracciato della Clodia. Continuità che al momento è presente e pienamente ricostruibile




Twitter: @CarloLeoni16       



                                                                                             Pasquale marino archeologo

                                                                                                     Carlo leoni  Comitato salute e ambiente





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